Torre Rufolo |
Casino Antro |
Masseria fortificata, cintata di mura, con torri angolari a due piani ed una serie di costruzioni a piano terra alcune delle quali con copertura a chiancarelle. Un portale d’ingresso, ci accoglie piuttosto basso in seguito al livello raggiunto dalla strada provinciale poi deviata e che oggi corre sul retro, ed in tutta la serietà di nobile decaduto che vanta ancora la sagoma caratteristica dell’arco medievale e la lavorazione delle pietre con gelosa precisione, ci introduce in un atrio rettangolare di circa m. 27 x 10. La prima impressione è quella di trovarci dinanzi ad una costruzione originariamente quadrata ed alta poco più di 10 metri: in tal senso parlano i locali divenuti ora seminterrati disposti sul fianco destro dell’ingresso e comunicanti tra loro attraverso una serie di arcate. Una porta ci immette in un immenso androne (circa m. 27 x 7). Ad un angolo col primo salone si protende un secondo, sventrato però in varie parti (m. 31 x 7), ed è proprio in un angolo di esso che furono rinvenute delle ossa umane. Attraverso una porta entriamo nella profondità di una fuga di archi di circa 15 metri di diametro, dove molti indizi ci richiamano ai servizi comuni della famiglia: forno, cucina, deposito; questa è una costruzione aggiunta più tardi e termina nell’angolo della strada provinciale con resti di una torre e una cappelletta. Nella cappella è presente un affresco neo – bizantino del pittore “Z.T.” raffigurante S. Nicola, S. Girolamo Dalmata e S. Leonardo di Francia ed è in fase di restauro. Su un architrave si legge un’iscrizione cerchiata “IHS”. Sulla chiave di volta dell’ingresso principale, costituito da un arco ogivale, è scolpita una decorazione a motivi floreali. I Rufolo, nella seconda metà del XIII secolo fecero costruire sull’antica strada che da Giovinazzo porta a Terlizzi e alla Murgia di Bitonto, un notevole complesso agricolo comune in Puglia, cioè una “masseria fortificata”. Di grande interesse sono due straordinari ambienti, lamie con volte a botte che, per dimensioni ricordano le cattedrali gotiche. Vi è un grande vano aperto sull’area esterna cintata per “ingresso e deposito” dei fornitori nell’olivaia, cantine che potevano essere utilizzate come magazzino per olive e per l’olio. I due frantoi, dopo rifacimenti e restauri conservarono intatte le loro strutture e gran parte dei manufatti necessari per la produzione dell’olio, anche se, con il passare del tempo i pezzi mancanti sono stati sostituiti con altri in legno ed in ferro. Il suo fondatore Ruggero Rufolo, nobile di Ravello, si rifugiò a Giovinazzo per sfuggire alle lotte fra le fazioni della sua città. Ma presto si accorse che anche Giovinazzo aveva violente lotte fra la famiglia Spinelli e altri nobili cittadini, tanto che lo portò ad esclamare: «Tristo me che venni a far lomido alla perazzo se saglio o scendo tutto mi ci strazzo!». Per questo motivo costruì questo complesso lontano dalla città e cinto da mura.
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Complesso abitativo costituito da costruzione con primo piano. Il pianterreno forse era ad uso abitazione dei contadini e a deposito, mentre il primo piano adibito ad alloggio dei proprietari. Il tutto è situato accanto ad una chiesetta. La chiesetta, dedicata a S. Luigi Gonzaga, presenta sul fronte un portale con timpano, un campanile a vela a un fornice e delle decorazioni barocche; sul lato destro si trova una lapide commemorativa della data di costruzione (1924) eretta dal cav. Antro; sul lato sinistro c’è un locale adibito a sacrestia e sul retro sporge l’abside e una finestra circolare. Il tutto è in buono stato di conservazione ed è attualmente abitato. Il complesso fu costruito nel 1845 dal sig. Nicola Daconto.
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Torre delle Pietre Rosse |
Casino Pappalettere |
Torre adibita a vedetta costruita su tre piani. Il piano terra è adibito a magazzino e il primo piano, parzialmente pericolante, è privo di scale per l’accesso. E’ munita di due caditoie, di merli, di feritoie e di una colombaia. Sull’architrave della finestra, al primo piano, c’è lo stemma della famiglia Paglia. Non sembra proprio che questa torre, ancora in discrete condizioni, possa dirsi una costruzione del XVIII sec. (o XVII sec. forse eretta dalla famiglia Cirillo di Giovinazzo), come asserisce qualcuno. La torre deve essere antica, prima dell’invenzione delle armi da fuoco. La Puglia era attraversata da due importanti strade: la via Traiana e la via Egnazia, quest’ultima si snodava parallelamente alla costa, unendo la Puglia toccando Eca (Troia), Canosa, Ruvo, Brindisi. Fin quando non cominciò la decadenza dell’impero le vie furono sicure; col crollo dell’impero e l’avanzata delle orde musulmane verso l’Occidente le coste non furono più sicure e lungo la costa e nell’interno sorsero le torri. I viaggiatori preferiscono prendere le vie interne per raggiungere Bari da Molfetta e Giovinazzo. Di qui la costruzione della Torre Pietre Rosse. La denominazione non indica un fatto storico. Siccome sorse in una zona argillosa le pietre che si cavavano erano rosse. Di qui la denominazione.
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Nella suddetta località si erge ancora maestosa la sagoma di un grande edificio a forma quasi di castello cui aderiscono i ruderi della chiesetta dedicata a S. Francesco da Paola.
Fino a non molto tempo fa era leggibile e visibile una iscrizione lapidale collocata nell’architrave d’ingresso che dà sulla statale 16 verso Bari. Il complesso costruito su due piani risale al secolo XVII. Sono presenti altre costruzioni adibite a stalle o depositi. La chiesa presenta una facciata in stile neoclassico, al suo interno esiste un affresco che fungeva da contorno ad una immagine sacra che si trovava sull’altare, entrambi oggi inesistenti. Agli angoli dell’edificio principale sono presenti i gattoni che reggevano le garitte. Una scala esterna in pietra dà l’accesso al primo piano. Sul retro del complesso ci sono due costruzioni con tetto a due falde e copertura a chiancarelle. Il tutto, compreso il giardino, è cintato. La chiesa fu costruita verso la metà del seicento e forse destinata a convento dei frati minimi di S. Francesco da Paola. Il nome della località “Pappalettere”, richiama uno dei proprietari succedutosi nel tempo. Dall’iscrizione lapidaria si richiama che l’intera costruzione privata fu fatta erigere dal ricco giovinazzese Mariano de Cicco. |