Palmento S. Gaetano |
Torre Bonvino |
Trattasi di costruzione a piano terra costituita da un unico grande ambiente dalle dimensioni rettangolari 7 x 30 metri circa alla base, in passato adibito a palmeto o trappeto. Costituito da pietra calcarea, squadrata all’esterno, l’interno è voltato in modo ogivale ed appare frazionato in più parti con vari accessi laterali, uno dei quali, visibili dall’interno, ha un arco a tutto sesto. In fondo, su una parete, è presente una luce a mo’ di feritoia. Il piano di calpestio è interrato di circa un metro, oggi si presenta, per una buona parte della sua lunghezza, crollato e la rimanente parte è in cattivo stato di conservazione.
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Torre costruita su due piani con copertura a due falde adibita attualmente a deposito agricolo; è in cattivo stato di conservazione e la volta del primo piano è crollata. Sempre al primo piano è presente una veranda . il pianterreno è caratterizzato da arcate a tutto sesto cieche. E’ posizionata su un bivio e su un lato si trova un’iscrizione commemorativa della sua costruzione con data 1718 ed il nome di colui che la costruì, cioè Rodrigo Bonvino, ricco agrimensore di Giovinazzo.
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Chiesa di S. Basilio |
Chiesa Torre S. Eustachio |
La sua struttura è tipica di tutto il gruppo di edifici rurali. Il tipo, che si può chiamare “a croce contratta”, è ad aula unica coperta da volte a botte, interrotta al centro da una cupola su arconi che formano una specie di piccolo braccio di croce. All’esterno il braccio è chiaramente evidenziato dalla linea di tetti. La cupola è coperta all’esterno da una Piramide chiancatellare. Costruzioni di questo tipo si ritrovano, con varianti in zona, in tutto il bacino del Mediterraneo orientale (Cipro, Creta, Isole Cicladi) e testimoniano l’esistenza di una base comune di linguaggio molto antica. Il suo stile artistico, di probabile derivazione orientale, percorre quello romanico in Puglia. E’ di piccole dimensioni ed è costruita in rustica pietra locale. Presenta sul davanti una porta architravata priva di infissi. Oggi versa in grave stato di degrado; è adibita al deposito di attrezzi e prodotti agricoli. La chiesa fu costruita fra il IX e XI secolo, prima dell’arrivo dei normanni in Puglia. Nel periodo bizantino (876 – 1071) i monaci basiliani si diffusero in Puglia e ove trovano grotte naturali tufacee o calcaree con scarsa umidità si insediarono in piccole comunità adattandole al culto, come si osserva a Gravina di Puglia, ad Andria, a Mottola, a Massafra, ove abbondano le chiancarelle, ossia sottili lastre calcaree, già utilizzate dai nostri costruttori per trulli e pagliai. La chiesa di San Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia, sorge presso il confine con Bitonto, è caratterizzata da un quadrilatero crociato, con navi ortogonali tra loro e quattro sostegni isolati nei punti d’incrocio, esiste una similitudine con la chiesetta di san salvatore di Rometta Messinese.
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Appartiene al tipo di chiese a cupole in asse. Le coperture esterne anziché a piramide, sono a trullo. La Torre campanaria, eretta in un secondo tempo, guarda l’intero agro giovinazzese.
E’ costituita per lo più con blocchetti di pietra ricavanti dal territorio circostante, appena sbozzati con il martello. Il complesso è composto da una chiesa, da un trappeto e da una costruzione abitativa; il tutto è chiuso da un muro di cinta con portale d’ingresso del XVII secolo ad arco policentrico. Il trappeto presenta una cisterna ed a fianco una stanzetta interrata. La costruzione abitativa è ad un piano con scala esterna per l’accesso. La chiesa preromanica ha una copertura a chiancarelle su due cupolette e sull’abside. La torre quadrangolare a quattro piani, fungeva da vedetta e da campanile, su di essa vi è una caditoia. Nella chiesa ci sono i resti di affreschi e di un altare; sull’abside è posta una stretta monofora; un tempo esisteva una iscrizione lapidale del giugno 1733 che ne ricordava il restauro. Il nome è “San Eustachio”, in onore del vescovo di Antiochia, morto a Traianopoli nella Tracia nel 360. Il casale è di origine bizantina e raggiunse, con l’avvento dei Greci, una notevole floridezza. Poco prima del 1250 il casale fu distrutto dai saraceni e soprattutto la chiesa subì gravi danni con la dispersione delle numerose reliquie di santi. Si narra che gli abitanti per salvarsi fuggirono in Grecia, e lasciarono lì sepolto un tesoro, trovato poi in un fosso scavato all’ingresso di una porta da un giovinazzese. La chiesa è molto antica, e viene detta dal popolo di San Staso. Essa fu costruita sulle rovine di una chiesa preesistente, della quale si ignora il titolo, venne consacrata dal vescovo Pietro II nell’anno 1096. Nel 1283 furono rinvenute nell’altare della detta chiesa le sacre reliquie di S. Eustachio, poi trasportate in Cattedrale. Nuovamente costruita fu dedicata a S. Maria delle Grazie. |